Evoluzione congiunturale
Nel terzo trimestre del 2023, l’attività produttiva metalmeccanica nel nostro paese, sostanzialmente ferma nella dinamica congiunturale, risulta ancora in sofferenza rispetto all’anno precedente, trovando riscontro con quanto osservato negli altri principali paesi europei, dove il rallentamento dell’industria è stato superiore alle attese.
Sulla dinamica produttiva, ancorché sulle previsioni, continua a pesare una situazione di elevata incertezza generata, in particolar modo, dalle crescenti tensioni internazionali ma anche dall’inasprimento delle politiche monetarie.
Nel periodo luglio-settembre del 2023, nel settore metalmeccanico i livelli di produzione sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto ai tre mesi precedenti (+0,1% dopo le flessioni registrate nel primo e secondo trimestre) e sono ancora inferiori del 2,0% nel confronto con lo stesso trimestre del 2022.
Complessivamente nel periodo gennaio-settembre 2023, la produzione metalmeccanica è mediamente diminuita dello 0,5% rispetto ai primi nove mesi del 2022.
Nell’ambito del settore, che include una vasta gamma di attività produttive molto differenziate tra loro, i risultati tendenziali sono stati contrastanti nei diversi comparti.
Nei primi nove mesi di quest’anno, sono diminuite in particolar modo le attività della Metallurgia (-6,9% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente), le produzioni di Macchine e apparecchi elettrici (-4,3%) e di Prodotti in metallo (-3,4%); in leggera flessione il comparto delle Macchine e apparecchi meccanici (-0,4%) . Sono, invece, aumentate le fabbricazioni di Altri mezzi di trasporto (+10,8%) e di Autoveicoli e rimorchi (+8,2%), mentre quella di Computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione, pur in crescita, ha messo a segno un modesto +0,4%.
Con riferimento ai 27 paesi dell’Unione europea, nel terzo trimestre, la produzione metalmeccanica ha registrato un calo congiunturale dell’1,9% e la dinamica trimestrale discendente ha caratterizzato l’attività produttiva in Francia, Germania e Spagna.
Il rallentamento della domanda mondiale si ripercuote sulle esportazioni del settore metalmeccanico che indirizza all’estero circa la metà delle proprie produzioni.
Nel periodo gennaio-settembre del 2023, le esportazioni metalmeccaniche sono, infatti, cresciute in media del 4,0% e le importazioni dell’1,5% ma, per entrambi i flussi, la dinamica trimestrale continua ad evidenziare un significativo rallentamento rispetto a quanto osservato nel passato.
Occorre, inoltre, osservare che gli incrementi dell’interscambio in valore sono stati influenzati da una crescita dei valori medi unitari.
I risultati della consueta indagine trimestrale di Federmeccanica, confermano la difficile fase congiunturale che sta interessando il settore da alcuni trimestri e non si intravedono, nelle previsioni a breve, inversioni del trend negativo in atto:
Si confermano pari al 25% le imprese soddisfatte del proprio portafoglio ordini, ma aumentano significativamente quelle insoddisfatte (36% dal precedente 26%)
Scende al 21% (dal 24% scorso) chi prevede incrementi di produzione per i prossimi mesi mentre sale al 30% (dal 24% di fine giugno) chi prospetta contrazioni
Rimane invariata la quota del 12% di imprese che ritengono di dover ridurre gli attuali livelli occupazionali, ma si riduce quella di coloro che prevedono incrementi (15% in discesa dal precedente 20%).
Infine, aumenta la quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale che sale dal 7% di fine giugno scorso all’attuale 8%.
Attività di investimento
La difficile fase economica che stiamo vivendo oramai da più di tre anni, ma soprattutto l’incertezza sulla sua evoluzione futura, sta condizionando significativamente tutti gli aspetti economici, finanziari e produttivi delle nostre imprese metalmeccaniche.
La quota di imprese rispondenti che prevede di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi è stata pari al 66%, invariata rispetto alla precedente indagine.
Nel 29% dei casi le risorse finanziarie saranno destinate ad accrescere il capitale fisso (capannoni, macchinari ecc.), nel 25% a investimenti in tecnologia e digitalizzazione (es. Industria 4.0). A seguire troviamo investimenti per la ricerca e sviluppo (21%), per la formazione (18%), per l’internazionalizzazione (accesso ai mercati esteri e sviluppo e-commerce) (4%) e, infine, altre allocazioni (3%).
Impatto del rincaro dei prezzi delle materie prime e del conflitto russo-ucraino
Nel terzo trimestre del 2023, è ancora elevata e pari al 63% la quota di imprese che dichiara un impatto significativo dei rincari dei prezzi delle materie prime e dell’energia sui costi di produzione. Di queste imprese, il 43% ha effettuato una riorganizzazione del lavoro e/o dell’attività produttiva, il 34% ha ridotto l’attività di investimento e il 18% ha indicato altre conseguenze (per es. riduzione
della marginalità, aumento costi di produzione, revisione del listino prezzi, ecc.). Si conferma pari al 5% la percentuale di imprese che ha indicato come possibile conseguenza l’interruzione dell’attività aziendale.
L’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche influenza i prezzi alla produzione dei prodotti industriali e ancor di più nel settore metalmeccanico, che risulta il maggior utilizzatore di metalli. Infatti, il livello dei prezzi alla produzione dei prodotti metalmeccanici continua ad essere più alto del 19,7% rispetto al periodo pre-pandemico.
Tali dinamiche continuano ad avere delle ripercussioni sull’attività produttiva di molte delle imprese metalmeccaniche che hanno partecipato all’indagine. E’ pari al 61% la quota di imprese che, nel terzo trimestre, ha registrato un ridimensionando dei margini di profitto già erosi dall’incremento dei costi dell’energia, mentre il 42% sta ancora risentendo degli effetti del conflitto russo-ucraino.
In allegato trasmettiamo la sintesi della 168^ indagine congiunturale trimestrale sull’industria metalmeccanica italiana.
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