I temi della settimana
ECONOMIA DEL MARE: 137 MLD DI FATTURATO E OLTRE 200 MILA IMPRESE COINVOLTE. SERVE POLITICA INDUSTRIALE MIRATA
“Confindustria, con l’attuale Presidenza, è stata la prima confederazione che ha voluto dare centralità all’Economia del Mare. L’obiettivo è stato quello di elaborare un progetto strategico che potesse guidare il Paese verso la valorizzazione delle risorse, lo sviluppo della produttività e l’accrescimento della competitività". Così Pasquale Lorusso, Vice Presidente Confindustria per l'Economia del Mare all'evento organizzato da Confindustria 'Oltre l'orizzonte: prospettive e sfide di una nuova politica industriale per il mare. È fondamentale ricordare risultati dell’EdM: 137mld di fatturato nel 2022, 228mila imprese, più di 900mila occupati e anche il Mezzogiorno trova spazio con il 45% delle imprese e un terzo degli occupati. Va messo a valore quello che il mare può offrire. All'Italia serve una nuova politica industriale per l'EdM". Lorusso ha ricordato che nel maggio del 2022, Confindustria ha quindi elaborato il 'Progetto Mare', un lavoro di tutto il Sistema Confederale, e ha iniziato una attività di forte sensibilizzazione e proposta presso le istituzioni. "Il 'Piano Mare' del Governo è un traguardo storico, necessario a sviluppare appieno le straordinarie potenzialità della Blue Economy. Dopo numerosi anni di legiferazione frammentata e di considerazione disgiunta dei vari comparti economici - ha detto il VP, il documento consentirà all’intero sistema di crescere in maniera armonica, secondo una visione unitaria e sistemica. Confindustria considera questo un decisivo passo avanti e col suo 'Progetto Mare', Confindustria, dunque, è stata il precursore di linee strategiche di intervento che ha potuto esporre al CIPOM e che ritroviamo oggi in diversi passaggi presenti nel 'Piano Mare' del Governo". E tracciando gli obiettivi futuri, Lorusso ha sottolineato che "il sistema confederale ha individuato alcune specifiche proposte, tra cui: condivisione della normativa ambientale Ue sul trasporto marittimo per armonizzare le politiche e non pregiudicare la competitività del sistema; specifiche misure di sostegno alla domanda di investimenti di rinnovo e ammodernamento del naviglio nazionale; realizzazione di infrastrutture di stoccaggio e distribuzione per il Gnl e anche per l'idrogeno; e, per rendere l'Italia hub logistico del Sud Europa, semplificazioni amministrative, procedurali e di controllo, con attenzione a quelle ambientali e di attuazione dei dragaggi, delle infrastrutture logistiche e all'avvio effettivo degli sportelli unici doganali e amministrativi.”
REGOLE SOSTENIBILITA’ UE: ALLARME DELLE IMPRESE EUROPEE. SERVE EQUILIBRIO, TROPPI ONERI E SANZIONI
C'è preoccupazione tra le imprese Ue sulla proposta di direttiva sulla due diligence di sostenibilità delle imprese, CSDD. Un vero a proprio allarme che ha spinto Confindustria, Bdi e Bda, e Medef, ad inviare una lettera, firmata dai presidenti Bonomi, Russwurm, Dulger e Martin, ai rispettivi governi per manifestare la grande preoccupazione su alcuni punti specifici del testo. I valori, cioè il rispetto dei diritti umani e la tutela dell'ambiente, sono condivisi da politica e imprese. Ma occorre un equilibrio e un approccio pragmatico tra obiettivi di sostenibilità e competitività del sistema imprenditoriale Ue. Servono condizioni quadro affidabili, c'è bisogno di certezza e chiarezza giuridica per affrontare una situazione economica che sarà volatile anche in futuro. C'è il timore che la pressione della fine della legislatura Ue possa determinare una rapida risoluzione delle delicate questioni legali relative alle complesse normative sulla catena di approvvigionamento, con un'accelerazione a scapito dei contenuti. Secondo Stefan Pan, Delegato di Confindustria per l’Europa, “l'ambito di applicazione della direttiva è molto ampio, desta preoccupazione sulla capacità delle imprese di rispettare gli obblighi previsti. Non ci dovrebbero essere obblighi di due diligence sulla parte a valle della catena del valore, le disposizioni dovrebbero essere riferite esclusivamente alla catena di fornitura in particolare ai fornitori con cui le imprese hanno un rapporto contrattuale diretto, potendone influenzare il comportamento.”
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