I temi della settimana
BONOMI A SKY: SCENARIO COMPLESSO MA L’INDUSTRIA ITALIANA E’ FORTE. RIVEDERE SPESA PUBBLICA PER TAGLIARE TASSE SUL LAVORO E SPINGERE GLI INVESTIMENTI.
“Non ero così ottimista prima, non sono così pessimista adesso”, ha detto il Presidente Carlo Bonomi commentando, nel corso dell’evento per i 20 anni di Sky alle Terme di Diocleziano, la revisione al ribasso della crescita e spiegando che “il rallentamento è dovuto principalmente a fattori esterni, al calo del commercio mondiale, e sappiamo quanto è importante per l'Italia l'export. Tra inflazione, tassi e spread abbiamo una congiunzione piuttosto complessa ma, nonostante questo, l'Italia crescerà del +0,8%. L'industria italiana è forte, se facciamo bene i compiti a casa l'Italia può tranquillamente superare questa fase complicata a livello mondiale”. Il Presidente ha poi ribadito la convinzione che contrastare l'inflazione solo con l'aumento dei tassi di interesse sia la strada sbagliata, anche perché quella europea è una inflazione da importazione. “Lo dicono i numeri: la propensione ad investire è calata in maniera drastica. Dal primo trimestre 2021 per cinque trimestri successivi gli investimenti hanno segnato in media +3,5%, nei cinque successivi ancora, fino ad arrivare ad oggi, sono scesi a +0,8%”. Secondo Bonomi bisognerebbe agire con equilibrio come negli Usa, che “a fronte dell'aumento dei tassi della Fed hanno spinto gli investimenti con l'Inflation Reduction Act, per mantenere la loro industria competitiva. Sta mancando una politica industriale europea” – ha sottolineato. Nel corso dell’intervista il Presidente ha commentato anche il programma di privatizzazioni annunciato dal Governo per reperire risorse: “Non è la sola strada – ha detto. Va riqualificata la spesa pubblica. Si spendono ogni anno più di 1.100 miliardi, il 4-5% si può riconfigurare se vogliamo avere le risorse per tagliare le tasse sul lavoro, e stimolare gli investimenti”.
BONOMI: PUNTARE SU INDUSTRIA 5.0. INVESTIMENTI FUORI DAL NUOVO PATTO DI STABILITA’. DA G7 NUOVO APPROCCIO INCLUDENDO L’INDIA.
“Tutti gli industriali europei parlano la stessa lingua, sono due anni che elaboriamo documenti chiedendo stimoli agli investimenti e riforme. Serve un piano Industria 5.0 per affrontare la transizione green e digitale”. Così il Presidente Carlo Bonomi dal palco dell’assemblea di Confindustria Verona è tornato sulla necessità di una politica industriale a livello europeo, anche per far fronte alle sfide di competitività lanciate Usa e Cina. Bonomi ha poi nuovamente richiamato l’attenzione sul rischio che il rialzo dei tassi di interesse, se non accompagnato da un piano strutturato di stimoli all’industria, possa portare in recessione tutte le economie dell'area, Italia compresa. Il nostro Paese – ha aggiunto il Presidente - oggi regge meglio della Germania che “chiuderà il 2023 a -0,8 e l’Italia a +0,8, quindi noi facciamo 16 punti in più”. E su sul nuovo Patto di stabilità e crescita, ha detto: “bisognerebbe invertire, deve diventare Patto di crescita e stabilità, è la crescita che dà stabilità, la stabilità da sola non aiuta e lo abbiamo visto2. Inoltre, secondo il Presidente, gli investimenti dovrebbero devono restare fuori dal Patto, a maggior ragione quelli sul digitale, sul green e sulla difesa, i settori su cui l’Europa ha deciso di puntare. “Ci si indebita per la crescita, come facciamo nelle nostre imprese, è questa la via” - ha sottolineato Bonomi. Infine, commentando le tensioni geopolitiche, il Presidente ha invitato ad una riflessione: “i paesi occidentali hanno fatto molti errori nei confronti dei paesi del Maghreb, del Medio Oriente, dei Brics. L'Italia avrà la presidenza del G7 il prossimo anno, è una grande occasione affinché i paesi occidentali rivedano il proprio approccio, magari pensando ad un G8 con l'India dentro”.
DL SUD, GRASSI IN AUDIZIONE: ASPETTI POSITIVI MA ATTENZIONE ALLE CRITICITA’. SU FONDO DI SVILUPPO E ZES CONVOLGERE LE PARTI SOCIALI
“Una valutazione nel complesso positiva su un provvedimento che ha l'indubbio merito di riavviare il dibattito sullo sviluppo del Mezzogiorno e definire un quadro composito di misure per il rilancio dell'economia meridionale, facendo perno sulle aree Zes (Zone economiche speciali) e Zls (Zone logistiche semplificate), e rivedendo in profondità le regole di funzionamento del Fondo di sviluppo e coesione, puntando ad un maggior coordinamento della strategia e utilizzo delle risorse. È decisivo spendere bene i fondi, che oggi non mancano, perché lo sviluppo del Sud è necessario per una crescita robusta dell'Italia e per una convergenza verso l'Europa. Ma nel testo ci sono elementi di criticità”. Così Vito Grassi, vice presidente Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze regionali e per le Politiche di coesione territoriale, intervenendo in audizione in Commissione Bilancio della Camera sul Dl Sud. In riferimento al Fondo di sviluppo e coesione, “bene che il Dl preservi i principi di complementarietà e addizionali nonché la clausola di destinazione dell'80% delle risorse al Sud. Sulla governance occorre continuare a garantire uno stretto collegamento con la programmazione comunitaria, ed è essenziale che il FSC diventi realmente uno strumento di sostegno agli investimenti”. Quanto alle Zes, “l'idea di una Zona unica è positiva, ma va mantenuto l'ancoraggio all'attuale strategia industriale di sviluppo che le connota ed è imprescindibile assicurare continuità agli strumenti di incentivazione e semplificazione esistenti. Apprezziamo che il nuovo modello confermi il credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali, ma destano preoccupazione alcuni aspetti: la previsione di una durata annuale dell'incentivo e di un ammontare massimo di risorse, terminate le quali l'incentivo non sarebbe più corrisposto”. Sia nel nuovo modello di governance del Fondo di sviluppo e coesione, sia in quello del sistema Zes, “è opportuno - ha sottolineato Grassi - un coinvolgimento più attivo e stabile degli attori economici e sociali, sia nella Cabina di regia che nella Struttura di missione. Confindustria non farà mancare il proprio contributo".
CONGIUNTURA FLASH SETTEMBRE: PREZZI E TASSI BLOCCANO L’ECONOMIA, RISCHI AL RIBASSO.
Prezzi e tassi alti bloccano l'economia italiana. L’inflazione è in lento calo, i tassi ancora in rialzo ma forse a fine corsa, c’è meno credito e meno liquidità. Molti più interessi da pagare per le famiglie italiane. L'inflazione è scesa al 5,3% a settembre: i prezzi core di beni e servizi rallentano. Nei servizi si è esaurita la ripresa e l’industria è in sofferenza. Giù la domanda interna in Italia e anche l’export è in riduzione, ma con un miglioramento in agosto. L’Eurozona è quasi ferma, mentre gli USA sono in crescita e vanno bene gli emergenti. Nel III e IV trimestre al calo dell’industria si affianca lo stop del turismo. Il costo del credito a luglio è a 5,09%. L’8,2% delle imprese non riesce a ottenere un prestito. Questo il quadro delineato dal Centro Studi nella Congiuntura Flash di settembre. “Il terzo trimestre dell'anno si dovrebbe chiudere sostanzialmente piatto e anche l'ultimo ce lo aspettiamo in linea”, ha detto a Repubblica Alessandro Fontana, Direttore del CSC. “Molto dipenderà anche dalla Bce, se nei prossimi 2 mesi l'inflazione scenderà in maniera decisa un ribasso dei tassi potrebbe arrivare prima del previsto”. Per la legge di Bilancio il Centro Studi ha indicato come prioritarie la riduzione strutturale del cuneo fiscale e misure di incentivo per gli investimenti, che stanno frenando a ritmo preoccupante. Interventi che gli economisti di Confindustria hanno ipotizzato di finanziare riconfigurando la spesa pubblica.
Leggi l’audizione sul Dl Sud
https://www.confindustria.it/home/notizie/Audizione-su-DL-Sud
Leggi la Congiuntura Flash di settembre
https://www.confindustria.it/home/centro-studi/temi-di-ricerca/congiuntura-e-previsioni/dettaglio/congiuntura-flash-settembre-2023
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