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Immagine del redattoreConfindustria L'Aquila

Sette giorni - newsletter di Confindustria del 9 febbraio 2024



I temi della settimana 

 

EX ILVA, BONOMI IN AUDIZIONE: ACCIAIO STRATEGICO PER L’INDUSTRIA, SERVE PIANO DI POLITICA INDUSTRIALE DECRETI APPREZZABILI MA MIGLIORABILI 

“Po­ter di­spor­re del­l'ac­cia­io di Ilva è stra­te­gi­co”, se l'I­ta­lia vuol tor­na­re a pro­dur­re un mi­lio­ne di auto al­l'an­no. L'al­ter­na­ti­va è im­por­ta­re - ha det­to il pre­si­den­te di Con­fin­du­stria Car­lo Bo­no­mi in au­di­zio­ne in Se­na­to sui de­cre­ti ex Ilva. “I prin­ci­pa­li pae­si espor­ta­to­ri sono Tai­wan, Cina e In­dia, sa­reb­be cu­rio­so man­da­re via gli in­dia­ni e poi ri­com­pe­ra­re ac­cia­io da loro”, fer­mo re­stan­do che l'ac­cia­io pro­dot­to a Ta­ran­to ar­ri­va in 30-40 gior­ni, e da al­tri pae­si in 3-4 mesi. “Ta­ran­to - ha ag­giun­to Bo­no­mi - è fon­da­men­ta­le per­ché da lì par­te tut­ta una fi­lie­ra cen­tra­le per la ma­ni­fat­tu­ra ita­lia­na. Sen­za ac­cia­io non c'è ma­ni­fat­tu­ra. Sia­mo la se­con­da ma­ni­fat­tu­ra in Eu­ro­pa, se per­des­si­mo l'ac­cia­io, con tut­to quel­lo che sta ac­ca­den­do a li­vel­lo geo­po­li­ti­co, po­trem­mo man­te­ne­re que­sta po­si­zio­ne?”. E quin­di “oc­cor­re un sì con­vin­to del­la po­li­ti­ca e del go­ver­no per un pre­ci­so pia­no in­du­stria­le del Pae­se” – ha os­ser­va­to il Pre­si­den­te di Con­fin­du­stria. “Dia­mo atto al Go­ver­no di aver ere­di­ta­to que­sta si­tua­zio­ne, oggi ser­ve un pia­no di po­li­ti­ca in­du­stria­le e il di­bat­ti­to non può ri­ma­ne­re an­co­ra­to a se at­ti­va­re e come ge­sti­re una pro­ce­du­ra con­cor­sua­le”. Con­fin­du­stria con­ti­nua a pre­fe­ri­re so­lu­zio­ni di mer­ca­to, ma non è pre­giu­di­zial­men­te con­tra­ria ad un in­gres­so tem­po­ra­neo del­lo Sta­to, “che sia pon­te verso sog­get­ti ido­nei e com­pe­ten­ti”. In­fi­ne sui de­cre­ti oggetto dell’Audizione, Bo­no­mi ha ag­giun­to: “sono mi­glio­ra­bi­li, ma ap­prez­za­bi­li, nel com­ples­so sono an­da­ti nel­la giu­sta di­re­zio­ne". Ma ci sono al­cu­ni aspet­ti im­por­tan­ti su cui in­ter­ve­ni­re “ed evi­ta­re gli er­ro­ri del pas­sa­to. Il filo ros­so che li lega è l'in­cer­tez­za, do­vu­ta al tema del­la pre­de­du­zio­ne. Come evidenzia l’esperienza della precedente amministrazione straordinaria, è uno strumento che presenta alcune incognite, legate anzitutto all’effettiva consistenza dell’attivo residuo, nonché all’interpretazione che ne daranno prima i commissari e poi la magistratura". 

  

DUE DILIGENCE SOSTENIBILITÀ, PAN: IL GOVERNO SI ASTENGA, INDUSTRIA EUROPEA A RISCHIO 

“Confidiamo nell'astensione del governo italiano quando si dovrà votare la direttiva Ue sulla due diligence di sostenibilità delle imprese, Csddd. La Germania ha già annunciato l'astensione, così altri Paesi come Austria e Finlandia. II voto italiano sarà decisivo”. Così  Stefan Pan, delegato di Confindustria per l'Europa, ha lanciato l'allarme sugli effetti che avrà l'approvazione di questa norma europea che impone alle imprese di controllare la tutela dei diritti umani e ambientali lungo l'intera catena di fornitura e che sarà in esame oggi al Consiglio Competitività dell'Unione europea. “L'impatto di regolamentazione e di costi mette a rischio la competitività dell'industria italiana, con conseguenti ripercussioni sulla tenuta sociale, non solo in Italia, ma in tutta l'Europa”. La battaglia parte da lontano, “da subito abbiamo evidenziato le criticità di questa direttiva” ha detto Pan ricordando che a dicembre le organizzazioni delle imprese italiane, tedesche e francesi, Confindustria, Bdi, Bda e Medef, hanno inviato ai rispettivi governi una lettera congiunta per mettere nero su bianco i rischi legati alla direttiva e le grandi preoccupazioni del mondo imprenditoriale. “C'è stato un dibattito a livello europeo e noi abbiamo partecipato ai lavori. Ma il testo è ancora molto lontano da come dovrebbe essere. Per questo bisogna guadagnare tempo, approfondire e lavorare ancora. Si corre su ciò che non serve e stiamo fermi dove invece è necessario fare presto”, ha sottolineato Pan. Dall'ambito della direttiva, ha spiegato al Sole24Ore, “sono state esentate le imprese che fanno attività finanziaria. Ma resta duramente colpita la manifattura, che è il cuore dell'Europa. Le imprese, in particolare le più piccole, non possono reggere l'impatto dei costi e della burocrazia”. Secondo Pan, i principi da cui parte la direttiva sono condivisibili: “Sostenibilità, rispetto dell'ambiente e dei diritti umani. Valori che rispettiamo. Ma il testo è stato messo a punto senza ascoltare gli addetti ai lavori, con un approccio ideologico”, penalizzando “le aziende italiane ed europee e aprendo in questo modo le porte alla Cina e a operatori che non condividono i nostri valori”. 


AFRICA, LANGELLA: SISTEMA ITALIA FAVORISCA OPERATIVITÀ DELLE PMI 

“Ade­gua­re gli stru­men­ti fi­no­ra uti­liz­za­ti dal no­stro Pae­se per riu­sci­re ad intensifica­re i rap­por­ti tra l'I­ta­lia e l'A­fri­ca è una ne­ces­si­tà che de­ri­va dall'accresciu­ta com­pe­ti­zio­ne geo­po­li­ti­ca sul con­ti­nen­te afri­ca­no, con l'in­gres­so di nuo­vi at­to­ri e il raf­for­za­men­to del­le po­si­zio­ni di al­tri già pre­sen­ti”. Così il Diretto­re Ge­ne­ra­le di Con­fin­du­stria, Raf­fae­le Lan­gel­la, in au­di­zio­ne pres­so la Com­mis­sio­ne Af­fa­ri este­ri del­la Ca­me­ra sul­la col­la­bo­ra­zio­ne tra l'I­ta­lia e gli Sta­ti del con­ti­nen­te afri­ca­no. “At­tra­ver­so il coor­di­na­men­to pub­bli­co-pri­va­to è necessario fa­vo­ri­re l'o­pe­ra­ti­vi­tà del­le im­pre­se ita­lia­ne, so­prat­tut­to le Pmi, in Africa, an­che in con­si­de­ra­zio­ne del pas­sag­gio chia­ve re­la­ti­vo alla co­sti­tu­zio­ne di una gran­de area di li­be­ro scam­bio con­ti­nen­ta­le”, ha det­to Lan­gel­la. Sul Pia­no Mat­tei, Confindustria ap­prez­za­ l'i­ni­zia­ti­va del go­ver­no "un mo­del­lo in­no­va­ti­vo che ri­lan­cia la col­la­bo­ra­zio­ne con i Pae­si del con­ti­nen­te afri­ca­no e il raf­for­za­men­to dei par­te­na­ria­ti in­du­stria­li sta­bi­li e di lun­go pe­rio­do. La cre­scen­te vo­lon­tà po­li­ti­ca di ve­de­re nel­l'A­fri­ca un part­ner eco­no­mi­co deve far­si azio­ne nel so­ste­ne­re le me­die im­pre­se ita­lia­ne in­cu­rio­si­te dal con­ti­nen­te. È ne­ces­sa­rio met­te­re a pun­to un si­ste­ma Ita­lia, cioè ban­che, Cdp, Si­me­st, Sace, in gra­do di fa­ci­li­ta­re l'ar­ri­vo in Afri­ca di più real­tà ita­lia­ne di me­die in­du­strie che po­treb­be­ro tra­sci­na­re mol­te Pmi sia per l'e­spor­ta­zio­ne di mac­chi­na­ri, im­pian­ti, ma an­che per il tra­sfe­ri­men­to di know how e for­ma­zio­ne di ma­no­do­pe­ra lo­ca­le”. Per Lan­gel­la “un ruo­lo di pri­mo pia­no deve es­se­re in­di­vi­dua­to nel­la de­fi­ni­zio­ne di ac­cor­di go­ver­na­ti­vi con i Pae­si ri­te­nu­ti stra­te­gi­ci e che pre­sen­ta­no le mag­gio­ri op­por­tu­ni­tà, ver­so i qua­li indirizza­re la rea­liz­za­zio­ne di pro­get­ti di in­ve­sti­men­to in­du­stria­le per le componen­ti di for­ma­zio­ne, ca­pa­ci­ty buil­ding, e as­si­sten­za tec­ni­ca. Con­fin­du­stria è pron­ta a for­ni­re i con­tri­bu­ti per in­di­vi­dua­re i pro­get­ti che i no­stri im­pren­di­to­ri han­no già in pi­pe­li­ne ver­so il Con­ti­nen­te, per in­di­riz­zar­li sem­pre di più ad investire in Afri­ca”. 


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